Lore of Dune

Tutto quello che c'è da sapere sull'opera di Frank Hebert

Come riparare il tuo ornitottero

Collage realizzato dai fan, che mostra l’ornitottero Atreides per intero.

Gli ornitotteri sono veicoli iconici della saga di Dune, al pari degli Ala X di Star Wars. Sono i principali mezzi di trasporto aereo usati su Arrakis e negli altri mondi dell’Impero.

Tra i fan, gli ornitotteri sono inoltre legati a un simpatico aneddoto riguardante la pubblicazione del primo romanzo della saga.

La prima edizione di Dune fu pubblicata dalla Chilton Books, che al contrario dei suoi concorrenti non si fece spaventare dalla mole del libro. La Chilton era infatti una casa editirice specializzata nella pubblicazione di manuali ma in quegli anni stava cercando di diversificare il proprio mercato. Dune fu giudicato un buon trampolino di lancio.

Frank Herbert ci scherzò sopra, asserendo che probabilmente avrebbero rinominato il libro in “Come riparare il tuo ornitottero“, come raccontato da Brian Herbert in “Dreamer of Dune: the Biography of Frank Herbert”.

Battiti d’ali

L’ornitottero è un veicolo che vola per mezzo di ali battenti. I primi modelli si trovano tra i disegni delle macchine volanti di Leonardo da Vinci. Nonostante il loro indubbio fascino, gli ornitotteri destinati al volo umano hanno sempre ottenuto risultati molto limitati.

Nell’universo di Dune invece sono mezzi di trasporto comuni e funzionali.

Le ali cominciarono a battere, proiettando l’ornitottero fuori dal nido. L’energia scaturì dai jet, mentre le ali si bloccavano in posizione di ascesa.

Dune, frank herbert

Da quanto si evince dalla precedente descrizione, l’ornitottero può impiegare due modalità di volo: ad ali fisse con propulsori o ad ali mobili. Altri passaggi nel romanzo chiariscono come l’ornitottero abbia una capienza molto limitata (tra le sei e le nove persone). È un veicolo veloce e capace di agili manovre. Trova principale applicazione nel trasporto leggero e nel combattimento aereo.

Un ornitottero del videogioco Dune, della Cryo.

Questioni di design: ferri da stiro

Gli ornitotteri, nonostante siano veicoli iconici di Dune, hanno subito delle scelte di design poco fedeli nelle loro trasposizioni su pellicola.

Nel film di David Lynch furono realizzati da Anthony Masters, production designer, che non mantenne la loro caratteristica principale: le ali battenti. Probabilmente ciò fu dovuto a dei limiti nel budget dettati dalla produzione e delle oggettive difficoltà di realizzazione.

Ornitotteri Harkonnen nel film di David Lynch.

In particolare, la scelta estetica degli ornitotteri Atreides è risultata alquanto infelice.

Riproduzione degli ornitotteri del film di Lynch, realizzata da smallartworks, un’azienda canadese specializzata in repliche e modellismo.

Le intenzioni erano ovviamente quelle di proporre un design che ricordasse la testa di un falco, ma le ali ridicolmente corte lo hanno fatto più assomigliare a un ferro da stiro, come spesso commentavano i membri delle community di cui facevo parte.

Da menzionare è il lavoro di Sasha Burrow, VFX artist presso la casa di produzione Asylum (celebre per i suoi mockbuster). Da diversi anni sta portando avanti un progetto amatoriale per proporre migliorie al film di David Lynch. In questa scena, agli ornitotteri è stato conferito un design più sinuoso, muniti di ala battente, pur mantenendo la carlinga realizzata da Anthony Masters.

Questioni di design: mosche

Nel 2000 Sci Fi Channel produsse una miniserie televisiva “Frank Herbert’s Dune” (distribuita in italia come Dune: Il destino dell’universo). Disponendo di un running time di 265 minuti (contro i 137 del film di Lynch), la miniserie ha potuto mantenere una maggiore fedeltà al romanzo originale, pur essendo penalizzata da un budget televisivo, che si riflette in particolare sulla CGI, retrograda anche per l’epoca.

Gli ornitotteri degli Harkonnen compaiono in pochi frame, tuttavia sono sufficienti per apprezzarne il design. Hanno una fusoliera sinuosa, con ali larghe e curve. Nel complesso ricordano molto un rapace.

Ornitottero Harkonnen all’inseguimento di Paul Atreides e sua madre Jessica, mentre stanno per fiondarsi in una tempesta di Coriolis.

Per contro, il design degli ornitotteri Atreides ha dei rimandi a quello di Anthony Masters, con l’aggiunta di ali semi-mobili e delle zampe da insetto per l’atterraggio.

Nel complesso, l’aspetto non rende affatto giustizia a un veicolo così celebrato nella saga: è goffo, tozzo e per nulla intimorente. Nella community italiana fu paragonato a una mosca. Tale design è stato mantenuto anche nel sequel (Frank Herbert’s: Children of Dune).

Alec Newman (che interpreta Paul Atreides, nelle due miniserie TV) mostra il modello usato per le riprese.

Cosa propone Villeneuve

Il canale Secrets of Dune ha pubblicato un interessante video con molte immagini in esclusiva degli ornitotteri che saranno visti nel prossimo film. Dalle immagini è possibile dedurre che le ali saranno aggiunte in post-produzione per ricreare il movimento, quindi ci sono ottime possibilità di vedere dei veri ornitotteri sul grande schermo.

Una delle fotografie inoltre mostra un ornitottero Atreides con le ali “a riposo”. Il design è accattivante e rimanda tanto agli uccelli rapaci quanto agli insetti. È minimalista, squadrato ed aggressivo.

Cosa propone la Dune Encyclopedia

Ovviamente anche la Dune Encyclopedia dedica un articolo sulla creazione dei primi ornitotteri. Stando all’articolo, i primi modelli furono costruiti nel remoto 7585 BG: quasi 18 millenni prima degli eventi raccontati nel primo libro.

Gli ornitotteri furono inventati da Jehane Golitle, una scienziata tenuta come prigioniera politica assieme ad altri suoi colleghi dall’Imperatore Neweh a seguito della Rivolta dei Pensatori.

Immagine degli ornitotteri tratta dalla Dune Encyclopedia. Non viene specificato cosa sia stata la Rivolta dei Pensatori (che è menzionata solo nell’articolo dedicato agli ornitotteri) ma nella timeline della D.E. è avvenuta durante l’Epoca dei Diecimila Imperatori (nota anche come la Grande Età Oscura).

Tali scienziati scoprirono una interessante applicazione di un bivalve dal guscio fragile: la Perpetuus opercularis, nota anche come Cardiosanta o Heart Scallop. Il nome di tale mollusco terrestre derivava dal suo continuo, regolare e poderoso ciclo muscolare di contrazione-rilassamento.

Jehane ed i suoi scienziati riuscirono ad impiegare tale mollusco nella costruzione del primo ornitottero. La Cardiosanta veniva collegata alla struttura alare e, tramite stimolazione elettrica, si poteva regolarne il battito oppure indurla in uno stato dormiente. La Cardiosanta di fatto trattava l’intero ornitottero come il suo guscio, garantendo una resistenza, durabilità ed efficienza che neppure dopo 18 millenni fu superata.

La società di allora non fu particolarmente entusiasta del nuovo veicolo, al massimo impiegato per voli amatoriali o in ambito sportivo. Solo nel 7000 B.G. iniziò ad essere rivalutato. Il suo dominio incontrastato del volo atmosferico si realizzò con lo Jihad Butleriano, che proibì le macchine pensanti e gran parte dei dispositivi computerizzati.

CLAMNADO

Come ho già spiegato in un mio precedente articolo, la Dune Encyclopedia non è da prendere troppo seriamente, in quanto non si è mai proposta come “canonica” ma più come “speculativa”. Nella finzione letteraria, la D.E. non è che un insieme di testi conservati da Leto II nel Sacco di Arrakis. Nell’introduzione l’editore dichiara che alcuni dei testi contengono infatti informazioni “palesemente false” ma senza indicare quali, dando per scontato che il lettore sappia riconoscerli.

La natura biomeccanica dell’onitottero non è minimamente menzionata nei romanzi originali, ma Frank Herbert non ha mai voluto indugiare sull’aspetto tecnologico, preferendo invece concentrarsi sull’analisi socio-politica. Nel complesso, la voce sugli ornitotteri risulta tanto assurda quanto credibile.

Per fare un esempio, l’Imperatore Neweh ordina infine agli scienziati di abbandonare ogni ulteriore ricerca sul progetto ornitottero e di concentrarsi sullo sviluppo di una teoria astrologica unificata per poterlo aiutare a prevenire i complotti dei suoi cortigiani.

Una mia cara amica ha definito la voce degli ornitotteri “degna di una produzione della Asylum, tipo Sharknado”.

Grande Casa Ginaz

La Grande Casa Ginaz era uno degli alleati del Duca Leto Atreides. Fu sconfitta nel kanly contro la Grande Casa Moritani. La Grande Casa Ginaz era famosa per i propri spadaccini, considerati i migliori di tutto l’Impero. Il più celebre di loro è Duncan Idaho. Qual è la storia di questa Grande Casa?

L’articolo è stato tradotto dalla Dune Encyclopedia. Come spiegato precedentemente, questa non è da ritenersi canonica ma offre interessanti spunti di interpretazione. Le didascalie con immagini sono un mio personale commento per approfondire la lettura, così come i link all’interno del testo.

Nota come Ginaztera nelle prime menzioni storiche, in seguito Lord di Ginaztera, Baroni Ixalco, Baroni-Siridar di Ruizdael e Conti-Siridar di Martijoz; titoli cugini di Baroni di Palus Palti. Una delle Grandi Case durante i regni della seconda stirpe imperiale Hajus Corrino, la famiglia Ginaz trova la sua origine in una compagnia di artisti operativi nel Settore Richelieu durante l’epoca di Fredhrick V.

Jason Momoa, nel ruolo di Duncan Idaho nel film Dune di Villeneuve, Spadaccino di Ginaz al servizio del Duca Leto Atreides.

La compagnia inscenava opere leggere, commedie, cabaret, burlesque e altri spettacoli per platee apprezzanti di una grande varietà di pianeti, satelliti, forti imperiali e perfino grandi navi, guadagnandosi il passaggio da sistema a sistema intrattenendo importanti politici, ricchi mercanti e proprietari terrieri. Alberto Ginaztera, il fondatore della compagnia, si dice fosse nato su Gioia, nel sistema Beta Tau Beta, figlio di un compositore. Fu educato seriamente come musicista e cantante ed era particolarmente dotato con gli strumenti a corda. Sua moglie, Maria Elisa Drago, figlia di un taverniere, sosteneva che i suoi talenti potessero essere molto più proficui. Insieme elaborarono un pezzo in cui lui cercava di cantare brani seri, mentre lei lo interrompeva costantemente con canzonette da taverna e battute comiche. Ebbero un tale successo che presto tutti i maggiori circoli e teatri del pianeta richiedevano loro di esibirsi. In dieci anni, Alberto, sua moglie ed i loro tre figli si trasferirono su un pianeta più ricco. In dieci anni, si erano esibiti in tutte le più grandi città del loro settore. In venticinque anni, la loro compagnia era aumentata con trenta musicisti, cantanti e attori; tutti abili professionisti ben retribuiti. La loro fama arrivò fino al Pianeta Imperiale e culminò con una richiesta di esibizione di fronte a Fredhrick V. L’Imperatore fu così colpito dalla compagnia da ordinare ad Alberto di trasferire le sue attività su uno dei maggiori pianeti prossimi a Salusa Secundus e di fornire almeno una performance annuale per la Persona Imperiale ed i suoi ospiti privati. Così la Compagnia Ginaztera divenne il solo gruppo di intrattenimento ufficialmente riconosciuto ad essere stato autorizzato dall’Imperatore in persona. Allo stesso Alberto Ginaztera fu concessa una proprietà terriera su Gioia ed il titolo di Lord Ginaztera nella nobiltà minore. Quando seppe della morte di Alberto, nel 7844, Fredhrick pare abbia pianto per giorni dicendo “ogni speranza di allegria è per sempre scomparsa dal mio mondo”. Gli storici notarono come Fredhrick invecchiò rapidamente negli anni successivi e visse come un recluso amareggiato fino alla sua morte nel 7849.

Dopo la morte di suo marito, Maria-Elisa aumentò considerevolmente le fortune famigliari contrabbandando droga durante i numerosi viaggi della compagnia e reinvestendo i ricavati in quello che presto divenne un impero dell’intrattenimento. Nel 7950, quella che ormai era la Casa Ginaz possedeva un monopolio di spettacoli dal vivo da più di diecimila spettatori. Inoltre, possedeva catene di casinò, circoli di prostitute per clienti facoltosi e perfino arene specializzate in combattimenti tra animali o tra animali e persone. Alcune voci di quel periodo parlano di esibizioni di violenza sadomasochista per clienti particolari, ma nessuna di esse fu mai provata.

È certo invece che nel 8400 la Casa Ginaz fu nominata dalla Casa Atreides per essere ammessa nel Landsraad come Casa Maggiore. Tale mozione fu approvata con tre votazioni, per accontentare le obiezioni della Casa Corrino e della Casa Harkonnen. A quel tempo inoltre la Casa Ginaz aveva migliorato il proprio rango a Baronia-Siridar di Ruizdael, un pianeta del sistema Junagadh. Fausitino Ginaz (regno 8366-8414), definito “uno degli uomini più belli dei suoi tempi” da Lady Bagrationi, fu il primo Ginaz a essere investito di tale titolo.

La Casa Ginaz, in generale, supportò i diritti del Landsraad contro la Casa Imperiale, seguendo la guida di Grandi Case come gli Atreides, Bagrationi, Sikunri ed Alman e votando contro gli interessi della Casa Imperiale e delle Case Qair, Wikkheriser e Moritani. Furono proprio i Moritani a parlare nell’interesse dei Corrino, durante il dibattito sull’inclusione dei Ginaz nel Landsraad. Furono proprio i Moritani a manovrare dietro le quinte una subdola campagna di malelingue contro i Ginaz. Faustino Ginaz si dice abbia giurato eterna vendetta contro Yukio Moritani ed i suoi eredi per l’insulto ricevuto, giungendo conseguentemente alla Guerra di Assassini.

Camillo Ginaz III (dedecuto 9876) concluse un Patto di Muto Supporto segreto tra la sua casa e quella Atreides nel 9855, garantendo agli Atreides aiuto in caso di pericolo e viceversa. La fortuna della famiglia Ginaz calò drasticamente a seguito della sconfitta per mano dei Moritani nell’anno 10177. Al tempo dell’ascesa di Leto II, risulta che Juan Ginaz VIII vendette note opere d’arte della collezione di famiglia per pagare i propri debiti. Non molto tempo dopo, la Casa Ginaz cessò di essere una Casa Maggiore .

R.R.

Further references:

  • Grandi Case;
  • Elio Geoffroi, Al centro del palco: le Prime e le Ultime performance della Casa Ginaz (Gioia: Quique);
  • Ufficio Informazioni del Landsraad, Storia Standard delle Grandi Case, tr. Driiga Trap (Salusa Secundus: Morgan and Sharak);
  • Almanakh de Galachos Annuale.

La barba di Kynes

La decisione di Villeneuve di far interpretare nel suo film il Dottor Kynes all’attrice Sharon Duncan-Brewster ha scatenato molte reazioni. Il Dottor Kynes è uno dei personaggi più importanti del primo romanzo, un vero e proprio vettore della trama ed è descritto come un uomo longilineo, con barba e capelli color sabbia.

Principalmente, i critici di tale scelta rinfacciano a Villeneuve di aver operato un cambiamento non necessario, per produrre un “woke movie”.

Il termine woke (“sveglio”) è comunemente usato negli USA per indicare la vigilanza su tematiche di giustizia sociale. Nel corso degli ultimi anni ha preso connotazioni ironiche, se non addirittura insofferenti. L’accusa rivolta a Villenueve è dunque di rendersi partecipe di una politica di rappresentazione di minoranze che sta caratterizzando il mercato dell’intrattenimento. Una politica che ha ovviamente ha generato delle opposizioni da parte dei fan che non vogliono vedere “snaturati” i propri franchise preferiti.

Heater Antos, editor presso la Marvel, volle twittare un omaggio alla scomparsa della celebre publisher Flo Steinberg. I fan la tacciarono di essere una “social justice warrior”.

È curioso notare come le prime indiscrezioni sul cambio di genere del Dottor Kynes arrivarono circa un anno fa dal sito Bounding Into Comics, collegato al Comicsgate. Come il suo fratello maggiore Gamergate, è un movimento collegato in maniera neppure troppo velata con la alt-right statunitense, che si sono resi responsabili di attacchi e boicottaggi verso le politiche “pro-diversità” nell’industria dell’intrattenimento.

Questi movimenti hanno portato a galla il meglio che una comunità di nerd ha da offrire: odio, sessismo, razzismo e intolleranza in generale.

Una scelta che solleva domande

Sebbene la fonte sia piena di pregiudizi, non è detto che lo siano le obiezioni da essa portate avanti. La scelta di modificare in maniera tanto sostanziale uno dei personaggi principali del romanzo era ovviamente destinata a far discutere. Era necessario farlo? Va a snaturare l’opera?

Per poter rispondere a queste domande bisogna prima inquadrare il Dottor Liet Kynes e capire perché sia tanto importante nella storia.

Il Dottor Kynes è il planetologo imperiale ed è l’Arbitro di Cambio designato per gestire la successione del feudo di Arrakis dagli Harkonnen agli Atreides. Favorisce il dialogo tra i Fremen e gli Atreides, dopo essere rimasto impressionato dall’integrità morale del Duca Leto e la fedeltà che riesce a instillare nei propri uomini.

[…] “Questo Duca era molto più preoccupato per gli uomini che per la Spezia. Ha rischiato la vita, e quella di suo figlio, per salvarli. […] Un simile capo potrebbe assicurarsi una lealtà fanatica. Sarebbe difficile sconfiggerlo.” Contro la sua volontà e contro ogni precedente giudizio, Kynes fu costretto ad ammettere dentro di sé: “Mi piace questo Duca.

Liet Kynes, DUNE
Max von Sydow nelle vesti del Dottor Kynes. Sicuramente è molto più vicino alla descrizione del libro, ma il suo ruolo, nel film del 1984, era fortemente ridimensionato.

Il Dottor Kynes è anche il padre di una co-protagonista (Chani) e salva la vita a Paul e Jessica dopo la caduta di Arrakeen. Oltre a questo, è una importantissima figura di riferimento per i Fremen, che condividono con lui il sogno di trasformare Arrakis in un giardino, e la sua morte permetterà a Paul di diventare la nuova guida dei Fremen.

Era davvero necessario?

Ovviamente, la risposta è no. Non era necessario modificare un personaggio, al pari dei dialoghi, costumi, parti della trama e quant’altro.

Difficilmente i film sono assolutamente fedeli ai libri da cui sono tratti, proprio perché si rivolgono ad un pubblico diverso ed usano un mezzo di comunicazione diverso. È per questo che si parla di “adattamenti cinematografici”.

La scelta di Villeneuve ci viene spiegata da Sharon Duncan-Brewster, in una intervista su Vanity Fair.

Ciò che Denis mi dichiarò era che c’era una carenza di personaggi femminili nel cast. È sempre stato molto femminista, a favore delle donne, e voleva scrivere un ruolo per una donna.

Sharon Duncan-Brewster, vanity fair

Questo non è bastato a placare le polemiche, ma anzi le ha inasprite. Una delle principali obiezioni è che Jessica e Chani sono due personaggi femminili forti e importanti.

Chani (Sean Young) e Jessica (Francesca Annis) nel film di David Lynch.

Peccato sia una mezza verità.
Pur essendo personaggi indubbiamente cruciali per la trama, né Jessica né Chani rappresentano un modello femminile indipendente in cui uno spettatore possa identificarsi. Infatti, hanno sempre un ruolo subalterno a una figura maschile. Jessica è una concubina e una madre. Chani prende il ruolo di concubina di Paul, come viene esplicitamente detto da Jessica alla fine del romanzo.

Pensaci, Chani: quella principessa avrà il nome, e tuttavia sarà meno di una concubina… non avrà mai un momento di tenerezza dall’uomo cui sarà unita. Mentre noi, Chani, noi che portiamo il nome di concubine… la storia ci chiamerà spose.

Jessica, dune

Poiché Denis Villeneuve voleva rappresentare una figura femminile indipendente, la scelta non poteva che cadere sul Dottor Kynes. Il suo ruolo (al contrario di quello di altri personaggi) non è influenzato dal suo sesso o il suo aspetto, ma solo dalle sue azioni.

Confronto tra Chani e Irulan nella miniserie TV “Frank Herbert’s Children of Dune“. I loro ruoli sono stati espansi, rispetto ai romanzi della saga, aggiungendo nuovi dialoghi o prendendoli da altri personaggi.

È incoerente con l’ambientazione?

Al netto delle sterili polemiche contro le lobby musulmane-nere-LGBT-minoranze-a-caso che secondo gli utenti di Bounding Into Comics infestano tutta l’industria dell’intrattenimento, la sola critica sensata è che il cambio di sesso di Kynes causa gravi incoerenze a livello di trama e ambientazione.

Ora spieghiamo perché leggere qualche riga su una Wiki non ti rende un esperto.

La società Fremen è di ispirazione islamica. Le tribù si radunano sotto i Naib, un titolo tipicamente maschile. La poligamia ed il concubinato sono pratiche comuni: lo stesso Paul prende come concubina Harah, la moglie di un Fremen che ha ucciso in un duello rituale. Il tutto mentre sta maturando un interesse amoroso verso Chani. Nella cultura Fremen risulta perfettamente accettabile.

Com’è possibile dunque che una società patriarcale come quella Fremen tolleri un Naib Kynes femmina?

Semplice. Perché la domanda è completamente sbagliata.

Il famoso patriarcato Fremen

A dispetto di quanto pubblicato sulla Dune Wiki, la società Fremen non è considerabile un patriarcato. Non è chiaro secondo quali fonti bibliografiche l’autore della voce abbia stabilito la natura patriarcale della società Fremen, ma questa affermazione è pesantemente contraddetta nei romanzi.

Per esempio, ne L’Imperatore-Dio di Dune, viene spiegato esplicitamente da Leto II il rapporto tra sessi nella società Fremen, mentre vaga nel Saareer con Siona Atreides.

— Adesso è tutto cambiato — disse. — Gli uomini e le donne hanno per natura funzioni evolutive diverse, ma i Fremen avevano raggiunto una certa interdipendenza fra i due sessi e in tal modo avevano favorito l’uguaglianza su questo territorio che pone enormi problemi di sopravvivenza.–

L’IMPERATORE-DIO DI DUNE, PAG. 285, ed. S&K.

Anche nel primo romanzo troviamo conferma delle parole dell’Imperatore-Dio. Chani partecipa alle azioni di guerra della propria tribù, pur essendo una donna. A un certo punto del romanzo uccide un Fremen venuto a sfidare Paul, sottolineando che avrebbe potuto lasciarlo ad Harah. È dunque palese che le donne combattenti non sono una rarità tra i Fremen.

La visione di una società Fremen patriarcale inoltre è completamente estraniata dall’importanza religiosa delle Sayyadine e delle Reverende Madri. Il modello patriarcale infatti presuppone che tale potere religioso sia in mano agli uomini, mentre invece è una esclusiva delle donne per le ingerenze del Bene Gesserit, tramite la Missionaria Protectiva. Il loro ruolo, nella società Fremen, è molto importante per il mantenimento della comunità e la Reverenda Madre è l’unica in grado di tramutare l’Acqua della Vita, un potente narcotico alla base dei riti orgiastici.

Nella mia esperienza personale, mi sono frequentemente imbattuto nel luogo comune che i Fremen siano una società patriarcale. Ritengo che sia causato da una facile similitudine tra i Fremen ed un altro stereotipo dei popoli beduini.

Quindi va bene un Naib femmina?

Naib: chi ha giurato di non farsi mai catturare vivo dal nemico; giuramento tradizionale di un capo Fremen.

Dune, Appendice V – Terminologia dell’Impero

Nei nuovi romanzi scritti da Brian Herbert e Kevin J. Anderson, Liet Kynes viene presentato come Abu Naib, ovvero il capo di tutti i Sietch. Questo titolo tuttavia non compare nelle opere di Frank Herbert ed in passato ho espresso seri dubbi sulla coerenza di questi nuovi romanzi con l’ambientazione.

I Naib sono i capi delle comunità Fremen, i Sietch, e ottengono il titolo sfidando a duello il capo precedente. Anche in questo caso, non è chiaro per qual motivo l’autore dell’articolo sulla Dune Wiki ritenga sia un titolo tipicamente riservato agli uomini, visto che abbiamo già visto che le donne sanno combattere al pari degli uomini. Il solo Naib citato nei romanzi di Frank Herbert è Stilgar, mentre la versione inglese del glossario di Dune usa un generico “one who has sworn never to be taken alive by the enemy”. Sebbene la Dune Encyclopedia (voce, FREMEN: CULTURAL DEVELOPMENT TO THE YEAR 10190) citi effettivamente i Naib sempre al maschile, non può essere considerata canonica, per ragioni già affrontate in un mio precedente articolo. Pertanto, devo basare la mia analisi soltanto sui romanzi di Frank Herbert.

Ammettendo anche che l’interpretazione che vuole il titolo di Naib sia “tipicamente maschile”, c’è una certa differenza con “esclusivamente maschile”. Pur anche ignorando questo fatto e stabilendo arbitrariamente che le donne non possano essere Naib, l’obiezione resta comunque sterile.

Liet Kynes non è un Naib, a dispetto di quanto si possa trovare su internet.

Karel Dobrý, nel ruolo del Dottor Kynes, nella miniserie TV Frank Herbert’s Dune.

Come scritto precedentemente, i Naib fanno riferimento ad un Sietch, una comunità Fremen. Per poter acquisire tale titolo, devono sfidare a duello il precedente capo. Il Dottor Kynes tuttavia non riveste tale ruolo. Sietch Tabr, dove vive sua figlia Chani, ha Stilgar come Naib.

Liet Kynes è rispettato da tutti i Fremen, ma non è un capo tribale; anzi non riveste alcuna carica. Perché?

Potremmo dire per “nepotismo”.

Così, era vero quello che Kynes l’Umma aveva detto all’inizio: nessuno di coloro che erano in vita, allora, e neppure i loro nipoti per otto generazioni, l’avrebbero visto. Ma sarebbe accaduto, un giorno.
Il lavoro continuò: costruire, piantare, scavare, addestrare i bambini.
E poi, Kynes l’Umma morì nel crollo del Bacino Plastico.
A quell’epoca suo figlio, Liet-Kynes, aveva diciannove anni: un vero Fremen e cavaliere delle sabbie, che aveva ucciso più di cento Harkonnen. Il contratto imperiale, che il vecchio aveva chiesto per suo figlio, gli fu trasmesso normalmente. La rigida struttura che regolava il faufreluches funzionava perfettamente anche su Arrakis. Il figlio era stato addestrato alla scuola del padre.

Dune, Appendice i – ecologia di Dune

Il passaggio sopra fa riferimento a Pardot Kynes, il padre di Liet, che riuscì a ispirare i Fremen nel trasformare Arrakis in un mondo florido, tramite un lunghissimo processo di terraformazione. Pardot, che era uno straniero, venne considerato dai Fremen un Umma, ovvero un profeta. Suo figlio, Liet, ne raccolse l’eredità. I Fremen lo rispettavano e gli ubbidivano perché era obiettivamente l’unico che poteva continuare l’opera del padre.

Quindi… ?

Arrivati a questo punto, è chiaro che una Dottoressa Kynes non sminuisce l’opera ed è coerente con l’ambientazione. Tuttavia, quando ho iniziato a scrivere questo articolo (frutto di lunghe ricerche e riflessioni) non condividevo la scelta di Villeneuve e tutt’ora non la condivido. Da fan di Dune avrei preferito una maggiore fedeltà al romanzo, ma so anche riconoscere che si tratta di un giudizio estetico personale.

Se voglio intrattenermi con qualcosa perfettamente fedele a Dune, allora leggo Dune. Se invece voglio intrattenermi con una trasposizione di Dune, devo anche che questa non ricalchi perfettamente l’originale. L’impronta personale può piacere o meno, ma è imprescindibile.

A opporsi a questa mia posizione ortodossa ci sono invece forti motivazioni etiche ed economiche. I tempi in cui la fantascienza era un club per soli uomini sono ormai finiti. È giusto che anche le donne e minoranze abbiano personaggi con cui identificarsi.

Poiché la scelta di rappresentare il Dottor Kynes come una donna non sminuisce l’opera e non causa incoerenze nella trama, pur non condividendola, la accetto.

Quello che invece non accetto è che delle persone si nascondano dietro Dune (o qualsiasi altra opera) per veicolare la loro mascolinità tossica.

Come ho scritto precedentemente, i siti che per primi hanno diffuso dei rumors riguardo il cambio di sesso di Kynes sono legati alla alt-right statunitense. Al contrario dell’estrema destra nostrana, la alt-right non presenta una forte coesione ideologica. Si tratta infatti di una serie di movimenti molto attivi sul web, che tentano di proporsi come “conservatori alternativi”. Abbracciano le cause più disparate: anarco-capitalismo, protezionismo, isolazionismo, razzismo, misoginia, omofobia, anti-semitismo ed islamofobia.

Il solo elemento comune è il suprematismo bianco, secondo l’idea che il vero discriminato del nuovo millennio sia l’uomo bianco eterosessuale.

Bandiera del Kekistan, modellata su quella nazista. Il Kekistan è uno stato immaginario nato su 4chan. I kekistani si identificano come degli shitposter perseguiti dal “politicamente corretto”.

Se accettiamo che l’uomo bianco eterosessuale è vittima, allora “gli altri” sono i carnefici. Questo ovviamente spiega le forti reazioni degli alt-rightist verso qualsiasi politica di rappresentazione delle minoranze; non stanno attaccando, ma contrattaccando. Le loro idee vengono costantemente censurate dal politicamente corretto, in barba alla libertà di espressione. Ogni insulto, ogni aggressione, ogni meme “ironico” è in realtà una difesa della libertà di parola. Peccato solo che questa loro percezione sia completamente estraniata dalla realtà.

Negli USA non esistono leggi che limitino i diritti degli uomini bianchi eterosessuali, al contrario di quanto invece accade alle donne o a gruppi minoritari.

I membri della alt-right sono i primi ad appellarsi proprio alla libertà di espressione, per portare avanti i loro attacchi, seguendo il famoso adagio “se sei intollerante verso gli intolleranti, sei tu il vero intollerante“. Anche senza tirare in ballo Popper, è evidente che la libertà di espressione non abbia mai significato poter dire tutto quello che pare e piace: i crimini motivati dall’odio esistono anche negli USA, così come la calunnia e la diffamazione. L’assoluta libertà di parola è solo un mezzo per diffondere insulti, minacce, fake news e odio in generale.

È come se i suprematisti bianchi si fossero resi conto di essere in forte svantaggio nella loro partita a scacchi contro la società: la alt-right li ha convinti che se ruotassero la scacchiera e facessero abbastanza baccano, tutti si convinceranno che sono loro i neri.

A questo cocktail di vittimismo e intolleranza, per risultare bevibile, deve anche aggiungersi una conoscenza superficiale (nel migliore dei casi) degli argomenti trattati.

Di tutti i commenti che mi sono imposto di leggere, questo è quello che reputo il più emblematico. Il commentatore in azzurro oltre a non sapere che Frank Herbert è morto da anni, ignora come operi la Herbert LLC: con tutti i suoi limiti e le sue controversie, non si può dire che non operi un forte controllo sul proprio franchise.

Queste cosiddette opinioni non esprimono alcun giudizio estetico. Non offrono alcuna argomentazione e non sono sostenute da nessuna base conoscitiva. Non sono neanche dettate da un interesse nei confronti dell’opera. Si tratta di sterili polemiche.

Pertanto, non meritano alcun rispetto.

Bene Tleilax

L’articolo è stato tradotto dalla Dune Encyclopedia. Come spiegato precedentemente, questa non è da ritenersi canonica ma offre interessanti spunti di interpretazione. 
Traduzione a cura di Mattia Tundo.

Emblema del Bene Tleilax nel videogioco Emperor: Battle for Dune.

Gli abitanti di Tleilax, unico pianeta della stella Thalim e fonte di immorali, sebbene tollerati, congegni tecnologici sopravvissuti al Jihad Butleriano. A causa di ciò, gli enigmatici Tleilaxu rappresentarono una potenziale minaccia per il delicato proibizionismo tecnologico dell’Impero feudale. Tuttavia i Tleilaxu si occuparono di più che della semplice produzione di macchinari. Produssero anche esseri umani geneticamente ingegnerizzati ed adibiti a scopi specifici.

Se mai sia esistito qualcuno meritevole di essere spazzato via dal Jihad questi furono i Bene Tleilax, la cui tecnologia non si pose mai alcun freno nel perseguimento dei loro interessi scientifici. Il fatto che la Grande Rivolta non abbia raggiunto questo mondo isolato si pone in ironico contrasto con l’altrimenti impeccabile precisione del Jihad. Di fatto, i Tleilaxu si trovarono ad esistere in un limbo privo di etica e morale nell’estrema periferia dell’universo conosciuto. L’iniziale sete scientifica e l’insaziabile curiosità trovarono espressione in questo limbo attraverso gli esperimenti dei Tleilaxu su loro stessi, una pratica incoraggiata dall’ampia scorta di soggetti appartenenti a classi inferiori dovuta alla loro società altamente stratificata. Queste fondamentali disposizioni perdurarono nei millenni successivi. Quando vennero scoperti da un’antica nave di ricognizione della Gilda Spaziale nel 23 B. G., la scienza e tecnologia di Thalim smisero di godere della loro condizione di occultamento. Nonostante ciò, i Tleilaxu furono in grado di persuadere la Gilda a rifornire il neonato Impero con i loro prodotti. In seguito, ottennero un’ulteriore protezione da eventuali punizioni con l’editto della Grande Convenzione, quando la loro sicurezza fu garantita contemporaneamente dalla Gilda e dalla Casa Corrino e i loro prodotti furono accolti dalla maggioranza meno fondamentalista dell’Impero. La peculiare amoralità dei Tleilaxu, i quali classificavano qualsiasi cosa come uno strumento o un prodotto, fu riversata su di una nobiltà già desensibilizzata nel tempo dalle atrocità etiche e psicologiche che il Jihad Butleriano aveva richiesto. La storia degli antichi Tleilaxu non è documentata. Situato nell’unidicesimo settore del vecchio Impero, il pianeta è stato sempre difficile da raggiungere. Perfino la Gilda, che ha scoperto Tleilax, può fornire poche informazioni sul suo passato. Anche la Libreria Bene Gesserit su Wallach IX non è d’aiuto. Una volta individuato il Bene Tleilax come un rivale nell’addestramento mentale e fisico, la Sorellanza pose in movimento la sua rete di spie troppo tardi per carpire qualcosa di significativo. I Tleilaxu avevano negoziato i loro accordi di protezione con saggezza. Per un periodo, questi accordi andarono a beneficio di entrambe le parti: i Tleilaxu sapevano di essere al sicuro, la Casa Corrino e la Gilda sapevano di proteggere l’Impero dalla tecnologia e al contempo di sfruttarla per loro stessi. Queste misure erano necessarie in quanto per il Bene Tleilax guerra, povertà e religione non erano che meri prodotti o mercati. Poichè gran parte del loro coinvolgimento in queste aree richiedeva interazioni umane, la tecnologia Tleilaxu si concentrò su fabbricazioni genetiche e seguaci psico-neurali. Realizzarono umanoidi, strumenti senzienti. Danzatori del volto, ghola, giocattoli sessuali, generali, Mentat distorti, dottori Suk sovvertiti, navigatori della Gilda e melange artificiale sono esaurienti esempi della loro produzione. Lo Kwisatz Haderach dei Tleilaxu, risultato del loro dilettarsi con i concetti di archetipo ed essenze pure, avrebbe potuto aggiungersi alla lista se non avesse scelto di togliersi la vita. I loro successi più grandi furono, ovviamente, i ghola di Duncan Idaho.

Un volto danzante, come rappresentato nel videogioco Emperor: battle for Dune.

Durante tutto il periodo del loro coinvolgimento con l’Impero, dalla loro scoperta fino alla caduta dell’Imperatore Dio Leto II e l’ascesa dell’unione Siona-Duncan, i Tleilaxu furono oggetto di universale ripugnanza, paura e sfiducia. Perfino durante la feroce competizione politica ed economica delle ere Corrino ed Atreides essi furono isolati e malvisti per la loro parsimonia.

Un’ingenua prima interpretazione potrebbe trovare sorprendente questa avversione. I Tleilaxu non avevano forse rifornito le Grandi e Piccole Case con ogni sorta di congegni tecnologici, armi e passatempi? Lo avevano certamente fatto, ad un prezzo, ma nelle loro offerte si annidava il senso di colpa degli acquirenti per la loro violazione degli editti Butleriani. La frequenza dell’epiteto “Sporco Tleilaxu” dimostra quanto la gente si sentisse contaminata come risultato del loro peccaminoso commercio con gli abitanti di Tleilax, ed un intero corpus di fobie e superstizioni si generò dalle ansie che ne derivarono. I Fremen, ad esempio, solitamente rifiutavano gli occhi metallici dei Tleilaxu, poiché sentivano che l’utilizzatore ne sarebbe stato grottescamente schiavizzato e gravato di un maligno collare. Su Gamont era credenza comune che i danzatori del volto fossero demoni erotici capaci di mutarsi in incubi o succubi, e gli ordini inferiori del Bene Gesserit identificarono lo sperma Tleilaxu come causa di prole deforme e mentalmente ritardata.

Tra i più acculturati e meno superstiziosi i Tleilaxu erano semplicemente considerati come troppo crudeli per essere umani, e molto spesso le Reverende Madri Bene Gesserit umiliarono danzatori del volto sotto la minaccia del gom jabbar. I “distrans umani” erano la causa di questo atteggiamento, e tali esseri erano generalmente ritenuti impuri, una degenerazione di uomini in macchine. Inoltre, i ghola erano spesso scambiati per morti rianimati e molte Case praticavano la cremazione per paura di questa prospettiva. I danzatori del volto, per via dell’essenziale duplicità della loro natura, erano raramente ritenuti degni di fiducia e generalmente disprezzati. Perfino l’Imperatore Dio Leto II, generalmente noto per la sua tolleranza, odiava i Tleilaxu. Certamente, qualsiasi Atreides aveva i suoi buoni motivi per detestare la loro costante belligeranza. Le minacce dei Tleilaxu agli Atreides inclusero l’equipaggiamento per addestrare le tigri Laza che attentarono alla vita dei giovani Leto II e Ghanima; il tentativo di rendere ghola-schiavi Chani e Paul Atreides e assassinare i gemelli e Paul; due assalti diretti a Hwi Noree, uno dei quali incluse lo stesso Leto II: e il cruciale ritardo del ghola sostituto dell’ Ultimo Duncan.

Ad ogni modo l’odio dell’Imperatore Dio fu profondo, risultato della sua stessa dipendenza dalla compagnia dei ghola di Duncan, un bisogno dal quale non riuscì mai ad affrancarsi con successo nonostante almeno un tentativo ufficiale in tal senso.

Nonostante le loro numerose azioni e prodotti generassero sufficiente malvolenza, è più probabile che il disprezzo per i Tleilaxu avesse ragioni più primordiali. Le loro manipolazioni genetiche corrompevano la vita e la natura. Le Bene Gesserit potevano essere tollerate, perfino ammirate per la loro missione di migliorare l’umanità, ma le distorsioni del Bene Tleilax non ispiravano che primitivo orrore.

S.T. e R.S.

Sardaukar

Sardaukar immaginato dall’artista Haco1.

L’articolo è stato tradotto dalla Dune Encyclopedia. Come spiegato precedentemente, questa non è da ritenersi canonica ma offre interessanti spunti di interpretazione. Le didascalie con immagini sono un mio personale commento per approfondire la lettura, così come i link all’interno del testo.

I soldati fanatici provenienti da Salusa Secundus, che travolsero con la loro potenza il Landsraad nella Battaglia di Corrin (88 B.G.). Il comandante dei Sardaukar e la sua famiglia divennero la Casa Imperiale dei Corrino, che prese il nome dal pianeta Corrin, vicino al quale prese luogo la battaglia finale. Le tetre condizioni socio-ecologiche di Salula Secundus forgiarono la bravura bellica dei Sardaukar, che erano maestri spadaccini e mortali combattenti a mani nude, rispettivamente paragonabili a duellanti Ginaz di decimo rango e proselite del Bene Gesserit. La spregiudicata selezione naturale di Salusa Secundus generò i Sardaukar, che prima dominarono il loro pianeta ed in seguito i mondi abitati dell’Impero.

Storia pre-imperiale

Salusa Secundus era afflitto da un clima estremo e scarsità di risorse naturali. Le temperature (tra i -45°C ed i 60°C) e la sterelità del suolo favorì una ecologia di tipo giungla, con piante gigantesche che facevano uso efficiente dei pochi nutrienti disponibili e restituendo al suolo pochi rifiuti. Solo le coltivazioni più resistente sopravvivevano alle estati roventi. I ganja, una specie semi-addomesticata di bufalo, forniva sia carne che pellame. Il metallo principale era il ferro, in quantità limitate. All’epoca della Battaglia di Corrin, la popolazione del pianeta probabilmente non superava i cinque milioni di abitanti.

Nonostante la ridotta popolazione, le tribù di Salusa Secundus intraprendevano continuamente guerre per il controllo di fonti di ferro e magri pascoli. Fonderie e fucine erano bottini ambiti perché fornivano le armi necessarie alla guerra. Una tribù che controllava abbastanza pascoli per il proprio bestiame e fonti sicure di ferro era auto-sufficiente.

Una di queste tribù era quella dei Sardau, le cui spietate abilità marziali dettero loro un grande dominio. I Sardau svilupparono un paradigma attraverso il quale è possibile comprendere e riconoscere il successo dei Sardaukar. I rituali dei Sardau (gare di combattimento, prove di resistenza e razzie contro le tribù vicine) rispecchiavano l’eterna guerra della società planetaria, costantemente favorevole al forte.

L’addestramento iniziava all’età di sei anni, quando ai bambini veniva dato un pugnale e un’istruzione giornaliera sul suo utilizzo. Incontri di combattimento, durante i quali il sanguinamento era incoraggiato, sviluppavano i riflessi, la tecnica, il tempismo ed eliminavano coloro vulnerabili alle infezioni. Coloro che per fatalità o precoce ferocia uccidevano un avversario ricevevano attenzioni speciali, ma in generale l’omicidio non era tollerato: talenti tardivi avevano tempo per raggiungere il loro pieno potenziale. I Sardau credevano che dopo la pubertà le abilità innate si sarebbero mostrate ed allora i combattimenti a morte formali erano richiesti in un incontro tra singoli avversari di pari abilità Coloro che uccidevano i loro avversari sul ring superavano il primo passo maggiore dell’iniziazione.

L’addestramento dei guerrieri era sempre lo scopo finale: sebbene i combattimenti mortali erano permessi tra adolescenti, erano di solito proibiti tra gli adulti. Chiaramente, priorità tribali più che personali condussero a questo tabù: la tribù beneficiava dall’eliminazione degli inadeguati in tenera età, ma era danneggiata se i migliori soldati venivano uccisi da quelli al secondo posto.

Queste prove spietate non mettevano mai i ragazzi contro le ragazze: i conflitti tra sessi erano proibiti ad ogni età. Le ragazze che sopravvivevano alla pubertà non dovevano più affrontare prove di iniziazione. A quel punto, le più forti e intelligenti diventavano mogli, mentre quelle meno capaci diventavano concubine.

I Sardau proposti dalla D.E. si ispirano ai “selvaggi dal futuro” molto comuni nella letteratura fantascientifica e creano un cerchio narrativo con i Fremen.
Huntsman, dell’artista StTheo.

Molti bambini Sardau non sopravvivevano al dodicesimo anno di vita a alle avversità di Salusa Secundus, le sanguinose razzie delle tribù confinanti e le prove di resistenza che pare solo i Sardau praticassero. Due volte all’anno, ogni bambino tra gli otto ed i dodici anni doveva affrontare delle prove di sopravvivenza. In piena estate ed in pieno inverno, i bambini venivano abbandonati senza equipaggiamento nelle lande desolate. Non c’era alcun limite di tempo e nessun gruppo di salvataggio: il bambino o tornava indietro o moriva. Nel loro primo anno di pubertà, i maschi venivano sottoposti alla prova di sopravvivenza più difficile a Skull Reach, la regione di Salusa Secundus con le temperature più estreme. Tuttavia, oltre il novanta per cento di coloro che erano mandati a Skull Reach ritornavano, il che rispecchia la robustezza dei giovani Sardau.

I sopravvissuti diventavano guerrieri a pieno titolo, che potevano partecipare alle razzie e saccheggi. A quel momento, avevano imparato a schermare, cavalcare i ganjia, combattere a mani nude ed impiegare tattiche rumidentali. Le loro abilità erano affinate durante l’adolescenza contro le altre tribù che però crescevano i propri giovani in maniera rigorosa quasi quanto i Sardau: la mortalità tra i giovani non era trascurabile.

Il raggiungimento dell’età adulta di un rilevante numero di bambini era dovuto alla fecondità non solo dei Sardau, ma di tutte le tribù su Salusa Secundus. Le donne che raggiungevano la pubertà dovevano affrontare la loro ordalia: gravidanze continuate. Il tasso di nascita tra i Sardau era tale che i bambini superavano gli adulti di cinque a uno. I rituali di iniziazione eliminavano i deboli, lasciando i forti a mantenere una popolazione tribale stabile.

Le donne procreavano appena erano fisicamente in grado, ma il sesso era per gli uomini una ricompensa per le prestazioni in battaglia. Coloro che eccellevano nel comando e nel valore ricevevano donne di secondo rango come concubine, ma un giovane uomo poteva permettersi una moglie tra le migliori donne solo se poteva pagare una enorme dote col suo bottino di guerra. Pertanto, il comando dei Sardau cadde in mano ai più abili comandanti militari. Mentre i Sardau crescevano in potenza, aumentavano anche di numero, realizzando infine un impero planetario.

I Sardau persero la loro identità tribale ma divennero una nazione quando assorbirono i popoli conquistati. I vinti erano fortunati a sopravvivere: i costumi primitivi richiedevano l’annientamento del nemico (uomini, donne e bambini) ma nel corso del tempo i Sardau intuirono un uso pratico per i prigionieri e, poco alla volta, li accettarono tra le loro fila. (Questo era il seme del trattamento imperiale dei prigionieri di guerra, inviati nelle colonie penali di Salusa Secundus.) Quindi sia i Sardau che i non-Sardau potevano essere ammessi nei Sardaukar, che furono creati quando una famiglia conquistò influenza sulla nazione emergente.

Il nome della famiglia è ignoto, ma fu prosperosa ed i suoi membri vigorosi e capaci. Il capo della famiglia deteneva il titolo di Burseg, un termine in seguito integrato nel lessico militare della Casa Corrino. Uno di questi Burseg formò i Sardaukar, almeno come risposta parziale all’influsso degli stranieri nella società. L’assimilazione dei non-Sardau con prove vincolanti sulla loro fedeltà avrebbe evitato la crescita di una fazione nemica. La disciplina dei Sardaukar era feroce, proibendo qualsiasi contestazione o dubbio degli alti ufficiali sul campo di battaglia. Ai non-Sardau erano date molte opportunità per dimostrare il proprio valore, ad esempio conducendo un attacco suicida senza alcuna esitazione. Nonostante ciò, molte tribù si sottomettevano ai Sardau: l’inclusione nei ranghi dei Sardaukar era la migliore garanzia di sopravvivenza contro di loro.

Sebbene fosse pretesa l’obbedienza sul campo di battaglia, indipendenza ed iniziativa erano preservate attraverso un costume chiamato Il Circolo. A seguito di ogni azione, un ufficiale in comando affrontava una stringente critica dai suoi sottoposti. Chiunque (perfino un nuovo arrivato) poteva persuadere il circolo dei comandanti che egli avrebbe potuto vincere in maniera più veloce, più economica o strategicamente più vantaggiosa, veniva scelto come condottiero per la successiva azione. Il Circolo sostituì le prove di combattimento con le prove di abilità, allo scopo di permettere ad inaspettati geni militari di scavalcare comandanti più anziani ma meno capaci.

La superiorità militare dei Sardaukar derivava dalla loro naturale barbarie, l’intenso allenamento, un senso di superiorità (promosso dalla loro religione) ed un radicato, quasi mistico, esprit de corps. I Sardaukar erano una élite: pronti, duri, spietati e devoti fino al fanatismo verso i loro comandanti. Questa potenza venne assoldata dagli sfortunati Magariani come mercenari per le loro campagne espansioniste dopo lo Jihad Butleriano. Il fato della Casa Megara è ben noto.

Storia militare

Dopo la conquista di Megara, i Sardaukar afferrarono l’opportunità di abbandonare Salusa Secundus con un’energia eguagliata solo dai più fanatici Butleriani. Usando le navi catturate, i Sardaukar saccheggiarono un ampio settore in prossimità di Megara. Tuttavia, il viaggio spaziale post-Jihad era così lento che il “l’attacco a meteora” dei Sardaukar diede tempo al Landsraad di preparare una controffensiva per la minaccia incombente. La Battaglia di Corrin fu tatticamente una vittoria, ma strategicamente uno stallo per i Sardaukar: aveva terrorizzato le Grandi Case e quindi impedito un successivo ed immediato conflitto. Il messaggio del Landsraad era chiaro: negoziate o combattete. Probabilmente i Sardaukar avrebbero potuto vincere guerra su vasta scala, ma il loro impero sarebbe stato un cimitero.

Il Burseg vide la saggezza del compromesso e col Trattato di Corrin divenne il primo Imperatore Padiscià: Sheuset Corrino I. Durante i primi anni del suo regno, le campagne di espansione consolidarono il suo potere e incanalarono la smania di combattere dei suoi soldati. Alcune riluttanti Case del Landsraad rifiutarono di firmare il trattato e alcuni dominatori planetari indipendenti si negarono di esserne vincolati: qualsiasi tipo di resistenza che non riusciva ad accettare il nuovo ordine, inevitabilmente affrontare i Sardaukar, il leone scatenato dall’Imperatore.

La Casa Jansine rifiutò di firmare e si preparò per un assedio. Jansine, un pianeta con una florida agricoltura ed una industria dedicata ai beni di consumo, era pronto per una lunga difesa. Aspettandosi un “attacco a meteora” dal cielo, che aveva caratterizzato le precedenti campagne Sardaukar, il popolo di Jansine si trovò ad affrontare una “pioggia di meteore”, ovvero l’infiltrazione di truppe composte da poche unità su tutta la superficie del pianeta. La nuova tattica valse al suo inventore, Wei Forald, l’Ordine della Vittoria, in quanto le sue squadre di guerriglia strategicamente posizionate paralizzarono comunicazioni e trasporti, assaltarono centri militari e riuscirono a catturare od uccidere importanti capi militari e politici nell’arco di pochi giorni. L’assalto finale alla demoralizzata ed isolata capitale di Jansine non lasciò nessun difensore superstite.

La stupidità di attendere i Sardaukar non abbandonò le Case che si unirono alla Confederazione Lishash nella ribellione del 385. Dopo alcuni secoli dalla fondazione della CHOAM, certe Case contestarono sia la supremazia dell’Imperatore Padiscià che ad una proposta di incrementi dei voti dell’Imperatore sul tavolo della CHOAM, dal venti al ventuno per cento. La Casa Lishasha vide un insidioso monopolio ed era intenzionata a contrastarlo: altre Case che condividevano l’opinione si allearono con essa.

La L.C. annunciò la sua nascita con un attacco a sorpresa contro i forti ed avamposti dei Sardaukar all’interno di quello che proclamarono territorio confederato. I preparativi dell’attacco richiesero tempo, strategie collaudate, fanteria addestrata e coordinata, flotte d’assalto pronte ad attacchi furtivi. Il risultato iniziale fu un successo.

Le forze della L.C. conquistarono molti dei loro obiettivi primari, ma con per pesanti perdite: i Sardaukar assediati lanciarono sortite per uccidere e catturare gli attancanti. Nonostante ciò, le forze della L.C. riuscirono a catturare un manipolo di ufficiali Sardaukar vivi, un fatto inedito che non si sarebbe ripetuto fino alla Rivolta di Arrakis. Quando il personale della L.C. propose i prigionieri come ostaggi, il Reggente Henli replicò “Che bevano sangue”. Questa risposta criptica fu interpretata in due modi dai Sardaukar catturati. Alcuni si lacerarono la gola con le proprie unghie, ma molti morirono attaccando i propri carcerieri a mani nude.

Henli ottenne dalle armate del Landsraad una grande flotta, capitanata da assaltatori Sardaukar. I Sardaukar furono impegnati nella riconquista dei forti e degli avamposti, mentre le truppe del Landsraad nell’invasione dei pianeti confederati.

Henli fece un sanguinoso esempio di quei pianeti. Adottò una linea d’azione basata su assalti spietati seguiti da saccheggi sui territori catturati. I Sardaukar riconquistarono i loro bastioni senza preoccuparsi di fare prigionieri. Infine, attaccarono i pianeti dei Lishash e dei loro alleati da molte direzioni. La velocità e la ferocia di questi assalti fecero capitolare le armate confederate. Lishash fu il primo pianeta a cadere. Le sue città più grandi vennero rase al suolo, i suoi governanti giustiziati pubblicamente e la popolazione indiscriminatamente passata a fil di spada. Le colonie di Lishash soffrirono la stessa sorte.

Gli alleati della L.C. implorarono pietà, inizialmente senza successo. Uno ad uno vennero schiacciati, fino a quando il Generale del Landraad Tomigh, disgustato dalla carneficina cui assistette assieme alle sue unità sulla scia del Leone, protestò con il reggente.

“Parlo per conto del Comando Ausiliario del Landsraad.” Disse Tomigh. “Il vostro obiettivo è stato raggiunto, così come il nostro: siamo soldati, non carnefici.”
“Suona come una minaccia.” Disse Henli.
“Neanche implicitamente. Non avete imposto l’autorità dei Corrino? Se la ribellione è terminata, perpetrando il conflitto non state forse violando lo spirito – se non addirittura le leggi – della Grande Intesa?”
“Per Dio, Sir Tomigh!” Urlò Henli. “Combatterete o verrete impiccato!”
“Per Dio, Sir Reggente. Non combatterò e non verrò impiccato!”

Otto Aramsham, Sardaukar INVITTO, trad.
Daiwid Gwilivz (Kaitain: Varna).

Detto ciò, Tomigh tornò al Consiglio del Landsraad e sciolse le armate. Fedele alla sua acutezza da Sardaukar, Henli non cercò di imporre i suoi ordini. Molti osservatori credono che avesse accolto la protesta di Tomigh: preso tra il Landsraad ed il Leone, doveva soddisfarli entrambi. Senza il supporto delle armate del Landsraad, il Reggente Henli poteva porre fine alle ostilità e imputare tale concessione al Landsraad. Tomigh fu soddisfatto, i Sardaukar furono soddisfatti e la supremazia dei Corrino fu confermata senza ulteriori massacro. Quindi i Lishash furono spazzati via, ma i loro alleati poterono sopravvivere per vedere un altro anno.

Dopo la rivolta della L.C., le ribellioni armate accaddero solo all’interno delle civiltà più distanti dal centro dell’Impero ed erano condotte principalmente da coloro che non conoscevano il grande ordine feudale piuttosto che da coloro che non intendevano prenderne parte. Lo stesso Landsraad generalmente accoglieva i Sardaukar in quanto le truppe Imperiali permettevano alle Grandi Case di espandersi senza interferenze da parte dei loro rivali. La guerra tra i membri del Landsraad era rigidamente regolata dalla Grande Intesa ed il suo rispetto era imposto dai Sardaukar. Così, si espansero a discapito dei pianeti periferici che a volte venivano a conoscenza dell’Impero proprio dalle forze di invasione di una Grande Casa.

Tali espansioni per i Corrino divennero una valvola di sfogo per i Sardaukar: oltre a portare benefici economici, li teneva pronti alla guerra e saziava la loro sete di conquista, invece che quella per l’intrigo. Con l’Impero stabile, il Leone doveva essere messo al giunzaglio.

Le campagne di espansione misero alla prova i soldati fanatici contro una grande varietà di avversari, terreni, armi e tattiche. Poiché le conquiste dei Sardaukar aggiunsero vittorie su vittorie alla lista, ci creò il mito della loro invincibilità. Di conseguenza, lo scopo e la durata della predominanza dell’Imperatore Padiscià comportò che l’Impero fu percepito come un ordine naturale. Regnanti faraonici dovevano naturalmente supportati da militari superumani. Come risultato, l’indomabilità delle armate Sardaukar si impresse sull’Impero al punto tale che perfino i dissidenti condividevano e sostenevano il credo della loro superiorità. I fatti rinforzarono il mito e viceversa.

Col passare dei secoli, l’umile origine dei Sardaukar come tribù di pastori su un desolato pianeta giungla venne dimenticata. Salusa Secundus divenne famigerato come pianeta-prigione degli Imperatori, non come il pianeta da cui essi fuggirono alla prima opportunità. Tuttavia, si può pensare che sia il pianeta che la tribù si meritassero l’uno con l’altra. Dopo 8700 anni di separazione, furono finalmente riuniti, per ordine di Muad’Dib.

La cittadella dei Corrino, su Salusa Secundus, come rappresentata nella miniserie TV Frank Herbert’s Children of Dune (2003). Un’altra importante analogia tra i Sardau ed i Fremen è espressa proprio dalle condizioni proibitive dei loro rispettivi pianeti natali. Quando Paul Muad’Dib dichiara la sua intenzione di terraformare Salusa Secundus e “trasformarlo in un giardino pieno di cose belle”, al termine del primo romanzo, per i Corrino non è una gentilezza riservata ad un nemico sconfitto, ma una chiara dichiarazione di annientare la fonte del loro potere.

Stephen Tobias

Tradotto da Dune Encyclopedia, del Dr Willis E. McNelly, Corgi Books, ed. 1984, voce “SARDAUKAR” , pag. 440-444.

Landsraad: storia e struttura

L’articolo è stato tradotto dalla Dune Encyclopedia. Come spiegato precedentemente, questa non è da ritenersi canonica ma offre interessanti spunti di interpretazione. Le didascalie con immagini sono un mio personale commento per approfondire la lettura, così come i link all’interno del testo.

Il Landsraad è la più antica delle istituzioni che portarono l’Impero a formarsi. Non ci fu l’Impero finché tutte le sue istituzioni non si combinarono: la CHOAM, la Casa Imperiale, la Gilda Spaziale ed il landsraad. Quando la CHOAM e la Gilda divennero parte della struttura economica e sostenitori del governo, il Landsraad già esisteva da più di due millenni. Data la sua lunga storia, non deve stupire che la natura del Landsraad sia mutata durante il brevi secoli di caos che videro emergere lo Jihad Butleriano, la nascita dei governi feudali nella maggioranza dei mondi abitati ed infine l’istituzione dell’Impero.

Il Landsraad pre-Butleriano era un’organizzazione di rappresentanti i cui rispettivi governi garantivano poteri limitati. Il Landsraad non raccoglieva tasse né manteneva forze armate proprie. Poteva ricorrere alla forza militare dei suoi membri per imporre una decisione presa durante le sue sedute, ma la partecipazione da parte dei governi esa su base volontaria

Il primo Landsraad serviva come organo deliberante per la discussione e giudizio riguardo le dispute tra due o più dei suoi governi membri oppure riguardo presunte violazioni degli accordi tra le parti. In casi eccezionali, il Landsraad poteva intromettersi in una disputa se una delle parti era intenzionata a violare qualche disposizione fondamentale del diritto internazionale.

Emissario del Landsraad, dal gioco di carte collezionabili di Dune (1997). In Dune è spiegato che il Landsraad nasce col preciso scopo di limitare il potere della Casa Imperiale, ma effettivamente non si sa nulla di come questi venne formato.

Perfino prima della Grande Rivolta, il numero dei mondi rappresentati nel Landsraad era corposo, sebbene non così grande come sarebbe divenuto sotto l’Impero. Anche i tredicimila pianeti dell’epoca dello Jihad, comunque, avrebbero creato un insormontabile problema se ognuno di essi avesse nominato un delegato. Ciò non era tuttavia necessario perché il Landsraad riconosceva solo i governi e non i pianeti. Ogni governo inviava solo un rappresentante alle riunioni. A ognuno dei delegati veniva attribuito un numero di voti in base numero di persone che rappresentavano, con la clausola che nessun pianeta indipendente potesse avere meno di un voto. Con le limitate informazioni attualmente disponibili, i ricercatori devono ancora determinare la formula usata per assegnare i voti ai delegati, sebbene sia chiaro che ce ne fosse una.

Negli anni precedenti all’espansione sotto l’Impero, il numero dei membri votanti superava i quattromila. Un simile ammontare di individui che prendeva decisioni cruciali nel nome di milioni di persone creava molti problemi e la grande varietà di governi era causa di differenze inconciliabili. Dati i problemi associati ad un’assemblea di questo tipo, erano adottate severe regole per le votazioni. Le consultazioni col proprio mondo natio erano proibite. Sebbene potessero avvalersi di un consistente, ma limitato, staff di consiglieri, l’espressione del voto era consentita soltanto ai delegati. Essi avevano facoltà di conferire coi propri consiglieri prima di esprimere le proprie preferenze, ma le votazioni dovevano essere compiute entro un Giorno Standard dall’annuncio di una interrogazione.

A queste condizioni, i delegati votanti potevano prima o poi diventare virtualmente dei ministri indipendenti. Potevano presentarsi alle riunioni con le istruzioni più chiare e complete che i loro rispettivi governi potevano loro fornire, ma risulta chiaro che se non venivano adeguatamente istruiti potevano sorgere delle problematiche. Per questa sola ragione, una regola ferrea fu adottata e imposta dal Landsraad: ad ogni delegato veniva riconosciuta la completa immunità da qualsiasi persecuzione o sanzione del proprio governo, per le azioni da egli compiute durante le riunioni del Landsraad.

Poiché per un simile corpo era impossibile gestire ogni interrogazione proposta, esistevano delle strutture ausiliarie, le più grandi delle quali erano le divisioni regionali del Landsraad, i Sysselraad, incaricati di visionare tutte le questioni e riferire all’organo superiore soltanto quelle che potevano trascendere l’influenza sui soli membri del singolo Sysselraad. Le proposte da riferire all’organo superiore venivano vagliate molto rapidamente dall’Alto Consiglio del Landsraad. Ogni Sysselraad rappresentava tra un minimo di due ed un massimo di cinque distretti.

I Sysselraad traggono spunto dalle Syssel, ovvero le storiche divisioni amministrative danesi e scandinave. Se la parola Landsraad può essere tradotta come “Consiglio delle Terre” (o “Consiglio dei Territori”) allora i Sysselraad sono i “Consigli delle Regioni”.

Ogni distretto, a sua volta, era composto da delegati provenienti da almeno due e non più di cinque sistemi solari. In effetti, solo pochi distretti includevano solo due sistemi solari, soprattutto dopo l’ascesa degli stati feudali. Dato che i sistemi solari difficilmente hanno più di due pianeti abitabili (solitamente sotto il controllo di un solo governo), costituire distretti con soli due sistemi era generalmente inefficiente. Le riunioni dei distretti erano incaricate di decidere su questioni che riguardavano i propri membri e mediare le dispute interne. Se tali mediazioni fallivano, un apposito Sysselraad avrebbe arbitrato.

Occasionalmente un distretto poteva essere abbastanza grande da essere diviso in sotto-distretti composti da uno o più sistemi. Questi enti erano consultati solo per decidere il programma e le loro delibere erano semi-formali. Questioni non discusse a una riunione di sub-distretti poteva ancora essere sottoposta alle sessioni distrettuali. Gli enti sub-distrettuali, se presenti, si riunivano annualmente. Le sessioni di distretto venivano tenute ogni due anni, mentre le riunioni dei Sysselraad erano convocate ogni cinque anni, un anno prima della riunioni dell’intero Landsraad, anch’esse tenute ogni cinque anni.

L’ultimo scalino tra i Sysselraad ed il Landsraad era l’Alto Consiglio del Landsraad. Gli ufficiali che lo presiedevano venivano eletti ad ogni sessione dai delegati, mentre i segretari erano burocrati, impiegati dal Landsraad, e prestavano servizio a discrezione dello stesso. I più capaci mantenevano le posizioni per molti anni. L’Alto Consiglio del Landsraad era composto sia da questi ufficiali che dai membri votanti, per un totale di 100. I segretari dei Sysselraad fungevano da consiglieri per i membri votanti, che erano scelti a sorte dai delegati della più recente sessione del Landsraad. Questo organo fissava l’agenda di ogni riunione del Landsraad. Qualsiasi disputa legale tra pianeti con governi differenti poteva essere riferita al Landsraad, se non era possibile risolverla a un livello inferiore. Inoltre, il Lansraad prendeva ovviamente in carico certe questioni, come cambi di governo operati da rivolte o invasioni da parte di governi interstellari stranieri. Le regole del Landraad ignoravano le ribellioni, definite come un cambio dell’identità degli ufficiali governativi senza alcun cambiamento nel sistema: venivano considerate delle questioni interne. Il Landsraad inoltre tentava di creare una distinzione tra guerre con cause ragionevoli e semplici espansioni imperialiste: queste ultime erano scoraggiate, ma non sempre con successo.

Queste erano le strutture e le funzioni del Landsraad prima della Grande Rivolta. Lo Jihad non distrusse il Landsraad e non operò cambiamenti sostanziali nel complesso dell’organizzazione, ma nei governi partecipanti. Studi storici dello Jihad hanno concentrato l’attenzione sul movimento come un fenomeno religioso, tendendo a sorvolare sulle conseguenze politiche di questa spada fendente di morte e distruzione.

Le perdite di vite umane dovute a carestie, malattie e altre cause risultate dalla distruzione dei computer e delle macchine pensanti furono impossibili da calcolare. La carneficina non finì col cessate il fuoco. Il governo, la medicina, la finanza ed il commercio di ogni mondo colpito dipendevano dai computer e le macchine pensanti. Tutti i vari aspetti del governo, dalle elezioni alla sanità, erano in fin dei conti tracciati dalle macchine che i crociati distrussero. I soli pianeti che scamparono alla distruzione dei loro governi erano quelli che ne erano privi. Tuttavia per altre popolazioni, l’effetto fu una riduzione del proprio tessuto sociale (come coesione ed organizzazione) sotto il livello dei pianeti anarchici. Per molti, lo Jihad Butleriano significò affrontare l’anarchia senza alcuna preparazione. Miliardi di persone perirono dopo lo Jihad.

In tali condizioni, l’ascesa dell’imprenditoria militare e finanziaria fu inevitabile. Un completo crollo di tutti gli aspetti della struttura sociale creò un vuoto nel quale si mossero le relazioni personali: quando i rapporti di clientela sostituiscono i normali meccanismi statali su organizzazione militare, gettito fiscale e ordinamento giuridico, il feudalesimo emerge. Questa forma di governo storicamente sorgeva quando uno stato non era abbastanza forte da mantenere l’ordine e proteggere le parti deboli contro quelle forti.

Molte delle potenze feudali iniziarono come unità economiche o militari e, con rare eccezioni, coloro che emersero divennero una combinazione di entrambe. Ad esempio di tali eccezioni furono i Sardaukar (il cui potere derivava da cause di forza maggiore) o il pianeta di Dendros (le cui enormi foreste fornivano una risorsa di benessere per pochi milioni di cittadini militarmente disorganizzati). Nella rarità di queste eccezioni, i Sardaukar erano unici. Normalmente, le potenze feudali vittoriose (soprattutto quelle che riuscirono a garantirsi il controllo di un pianeta) basarono il loro potere su una combinazione di dominio dell’economia planetaria e controllo delle forze militari.

Generali Sardaukar nel film Dune di David Lynch (1984). I Sardaukar erano al servizio degli Imperatori Padiscià Corrino, temuti per la loro ferocia e la fedeltà all’Imperatore. In una delle note viene fatto notare come sotto Shaddam IV la “religione” dei Sardaukar fosse corrotta dal cinismo.

Alcuni mondi riuscirono a scappare dalla sottomissione ad una potenza feudale, sia che fosse straniera o nativa. Due dei più famosi sono Tupile e Tleilax, ma fu loro permesso di sopravvivere come non-feudali solo perché prestavano speciali servizi all’Impero che richiedevano che restassero al di fuori dello stesso. I Tleilaxu fornivano lussi e tecnologie proibite, mentre Tupile garantiva un rifugio per le Case sconfitte. Senza un simile rifugio, tali Case sarebbero state distrutte. La Casa Corrino resistette finché riuscì ad evitare per quanto possibili simili estremi.

Uno dei pericoli più temuti nell’universo di Dune è l’uso indiscriminato delle armi atomiche. È facile comprendere che se una Grande Casa si ritrovasse ad affrontare l’inevitabile annientamento, senza alcuna alternativa, la mutua distruzione assicurata potrebbe divenire una possibilità pericolosamente accettabile.

Gli stati feudali sono imperialisti nella misura in cui i loro avversari glie lo consentono e queste nuove potenze non erano eccezioni. La potenza più ricca o più forte militarmente espandeva i propri confini quanto più rapidamente possibile, con quelle più deboli che diventavano prede per quelle più forti. C’erano ovviamente dei limiti a tali espansioni. Per un certo periodo, la possibilità di un impero interstellare era svanita con le macchine bersagliate dallo Jihad Butleriano. I viaggi interstellari erano diventati lenti, limitati a pochi vascelli ad ipervelocità e carichi di preziose merci di lusso. La ridotta capacità di percorrenza delle flotte sulle distanze intersellari rese impossibili invasioni sul lungo raggio.

Una volta che il forte assorbiva il debole, un grezzo equilibrio di poteri emergeva nei settori maggiori dei mondi abitati. Certi pianeti, molto ricchi o insolitamente dotati militarmente, riuscivano a distinguersi ed instaurare le proprie posizioni nei ranghi delle potenze feudali. La rivalità era intensa ma futile: nessuno di loro era in grado di rendersi chiaramente superiore rispetto ai propri pari, per quanto duramente provassero. Questo stato delle cose perdurò fino all’ascesa dei Sardaukar.

Sotto tali circostanze, il chiaro sospetto che permeava tra le potenze feudali rese solo più facile la loro conquista dalle legioni di Salusa Secundus. Il loro antagonismo ostacolò la sola cosa che avrebbe potuto salvarle: era impossibile per loro creare un’alleanza rapidamente. Si potrebbe anche dubitare che le loro forze unite potessero bastare, ma il punto resta opinabile, dato che gli sforzi di una resistenza congiunta iniziarono troppo tardi.

Per il Landsraad, comunque, l’ascesa dei Sardaukar e la fondazione della Casa Corrino comportò una grande opportunità in tempi relativamente brevi. Il dominio delle potenze feudali aveva fondamentalmente cambiato la natura della maggior parte dei governi costituenti: l’emergenza della Casa Corrino unì il Landsraad come mai prima. Finalmente le potenze feudali erano in grado di percepire un pericolo più grande di loro e il vantaggio del Landsraad come fulcro di potere non-Imperiale divenne ovvio. Era la sola organizzazione che consentiva di incanalare gli interessi comuni di migliaia di mondi contro i Sardaukar. Il controllo della forza miliare dipendeva dalle potenze feudali, quindi la potenza delle Grandi Case nel Landsraad era aumentata.

Questo incremento di potenza delle Grandi Case fu completo con l’arrivo della Gilda Spaziale e la creazione della CHOAM. L’atto costitutivo della Corporazione di sviluppo, che garantì alle potenze feudali un monopolio sull’accesso ai servizi della Gilda, di fatto distrusse i pochi rimanenti governi non-feudali all’interno del Landsraad. Poco dopo lo sviluppo del monopolio della Gilda, l’Alto Consiglio del Landsraad cessò di essere scelto tramite sorteggio. Il vecchio organo si dissolse ed un nuovo gruppo di membri era eletto durante le riunioni del Landsraad. Il numero dei membri rimase cento e, dopo la prima elezione, erano sostituiti solo tramite voto dell’Alto Consiglio: da allora il Consiglio si autorinnovava tramite cooptazione.

La caduta della Casa Corrino dopo dieci millenni di dominio ed il trionfo della Casa Atreides a seguito delle devastazioni della Jihad Fremen non modificarono la struttura o la tradizionale funzione del Landsraad come fulcro di potere contro la Casa Imperiale. Data la dominanza della Casa Atreides all’interno della CHOAM e le devastazioni della Jihad, il potere del Landsraad fu comunque molto indebolito e non fu più in grado di di riottenerne uno paragonabile a quello imperiale.

Frederic H. Miller

Tradotto da Dune Encyclopedia, del Dr Willis E. McNelly, Corgi Books, ed. 1984, voce “LANDSRAAD (History and Structure)“, pag. 362-365.

Morte alle Macchine!

Una scena dello spettacolo teatrale R.U.R. (1920), che introdusse la parola “robot” nel linguaggio comune.

È giusto creare una vita senziente? In che rapporti si dovrà porre col mondo? Ha diritto ad autodeterminarsi? Fino a che punto deve assecondare la volontà di chi lo ha messo al mondo?

La Rivolta delle Macchine è un tema letterario molto comune nella fantascienza ed affonda le sue radici nell’inevitabile conflitto tra i figli ed i propri genitori; lo ritroviamo ovunque nella mitologia e nella narrativa: basti pensare alla caduta di Lucifero, al mito di Proteo, alla storia del Golem di Praga ed al Frankenstein di Mary Shelley.

In Dune il tema viene affrontato con lo Jihad Butleriano, ovvero la rivolta dell’umanità contro le Macchine Pensanti; tale evento è uno dei cardini dell’ambientazione di Frank Hebert, in quanto spiega l’assenza delle I.A. nella saga e, più in generale, il rapporto controverso che la società imperiale ha con la tecnologia.
Nonostante ciò, nei ben sei libri scritti da Herbert padre, questi lo accenna appena e quasi tutte le trasposizioni della saga lo hanno omesso: viene menzionato solo nel prologo televisivo del film di David Lynch, con qualche licenza.

La storia com’è stata raccontata

Grazie al Glossario di appendice, sappiamo che lo Jihad Butleriano fu una rivolta scatenatasi contro le macchine pensanti dal 201 B.G. fino al 108 B.G. e che vide l’umanità prevalere contro di esse; ma, come già detto, gli accenni a tale evento sono sporadici.

Agli inizi del 2000, Brian Herbert e Kevin J. Anderson decisero di esplorare tale evento in Legends of Dune, una trilogia di romanzi (The Butlerian Jihad, The Machine Crusade e The Battle of Corrin) inedita in Italia.
Stando alla narrazione di Herbert figlio e Anderson, il Vecchio Impero era una società decadente che aveva delegato sempre più funzioni e compiti alle Macchine Pensanti; alcuni individui decisero dunque di prenderne il controllo tramite un golpe.
Saliti al potere, si sottoposero ad una estrema trasformazione cibernetica, diventando dei Cymek: i loro cervelli furono rimossi dai corpi e conservati in cilindri di preservazione, dai quali potevano comandare potenti corpi meccanici, diventando virtualmente immortali e si ribattezzarono “i Titani”.

Col passare del tempo, i Titani divennero sempre più insofferenti e crudeli nei confronti della specie umana, giudicandola inferiore; un gruppo di resistenza chiamato la Lega dei Nobili si oppose costantemente alla loro tirannia, in uno stallo che durò un migliaio di anni.

Uno dei Titani, Xerxes, tuttavia cadde nello stesso errore della specie umana che tanto disprezzava: egli delegò gran parte dell’amministrazione dei suoi pianeti ad un’I.A. chiamata Omnius.
Xerxes era ingenuamente convinto che bastasse proibire ad Omnius di causare danno a lui e agli altri Titani per assicurarsi la sua obbedienza; i protocolli impartiti in effetti funzionarono fin troppo bene: la I.A. realizzò che, per ottenere il controllo, non le serviva uccidere o ferire i suoi padroni, bastava semplicemente renderli impotenti.

Omnius si diffuse come un virus sui mondi dei Titani e li soggiogò; sebbene ridotti all’impotenza, questi riuscirono comunque a convincere l’IA a proseguire la loro guerra contro gli odiati esseri umani.
Durante l’assalto contro Giedi Primo, venne catturata la moglie incinta di un membro della Lega dei Nobili, Serena Butler.
Imprigionata sulla Terra, vide il proprio figlio neonato ucciso dalla I.A. Erasmus: questo evento spinse la Lega dei Nobili ad indire una “guerra santa” contro le Macchine, che si concluse con la distruzione di Omnius sul pianeta Corrin.

Blue screen of death

Copertina della trilogia di romanzi Legends of Dune. La I.A. Erasmus di fronte ad un Cymek.

Come ho già scritto, il nuovo canon non mi soddisfa a causa delle incoerenze di trama: ad esempio, la Battaglia di Corrin viene indicata come la fine dello Jihad Butleriano, quando i romanzi originali dichiarano essere avvenuta 20 anni dopo.
Il riassunto che ho fatto è ovviamente molto essenziale, ma è comunque sufficiente per cogliere i buchi di trama: dopo miliardi di innocenti uccisi dalle Macchine ed un millennio di stallo, la Lega dei Nobili riesce a motivare una guerra santa solo con la morte di un singolo neonato?
O che dire della brillante soluzione strategica che l’umanità impiega per ribaltare le sorti della guerra?

Ovviamente.
Senza una guerra santa, non sarebbe stato minimamente giustificabile l’uso delle armi nucleari contro le Macchine e ci sarebbe anche da chiedersi perché i Titani non abbiano usato loro le atomiche, dato il loro desiderio di sterminare la razza umana.
L’impressione che la lettura mi è lasciato è quella di una trama la cui unica funziona è unire tra loro una serie di idee, ma senza coerenza interna né logica: i contorni sono netti, esistono situazioni e fatti di primaria importanza che spiccano sul resto, ma il disegno complessivo è arrangiato.

La storia come non è mai stata raccontata

Frank Herbert non ha mai chiarito nel dettaglio cosa sia successo durante lo Jihad Butleriano, ma alcuni passaggi dei suoi romanzi fanno intendere che pensasse ad uno scenario molto diverso da quello proposto da Brian Herbert e Kevin J. Anderson.

«Questo è un Mentat, Feyd. È stato addestrato e condizionato a svolgere certi compiti. Non dobbiamo dimenticarci, tuttavia, che esso dimora all’interno di un corpo umano. Un grave svantaggio: a volte mi convinco che i nostri antenati, con le loro macchine pensanti, avevano visto giusto.»
«Erano soltanto giocattoli, paragonati a me» lo canzonò Piter. «Voi stesso, Barone, potreste battere di gran lunga quelle macchine»

DUNE, CAPITOLO II

L’affermazione del Barone avrebbe sicuramente scatenato il pubblico scandalo, ma quello che risulta davvero interessante è il pensiero del suo Mentat, Piter: per lui le Macchine Pensanti non sono pericolose, ma semplicemente obsolete, il che potrebbe non essere del tutto infondato, dato che sono il frutto di una tecnologia ormai vecchia di dieci millenni.
Ma se la tecnologia è obsoleta, da cosa è stata sostituita?

Un precedente dialogo tra la Reverenda Madre Gaius Helen Mohiam ed il giovane Paul Atreides chiarisce questo punto:

«La Grande Rivolta ci ha liberati da una stampella» dichiarò la vecchia. «Ha costretto la mente umana a svilupparsi. Furono fondate scuole per sviluppare il talento umano.»

DUNE, CAPITOLO I

Gli Harkonnen non sono certo esempi di integrità morale, per cui ci si può aspettare un commento tipo “le I.A. hanno fatto anche cose buone”, tuttavia pure G. H. Mohiam considera le Macchine Pensanti obsolete, finanche limitanti, piuttosto che una minaccia.

Ma se le Macchine non erano un pericolo, allora che cos’è in realtà lo Jihad Butleriano?

Cosa raccontano le parole

Scena dal prologo televisivo di Dune (1984).

Le scuole alle quali la Reverenda Madre si riferisce sono il Bene Gesserit e la Gilda Spaziale, le uniche “sopravvissute”; probabilmente all’inizio erano molte di più ma il paradigma generale era uno solo: l’addestramento del talento umano.

L’aggettivo “butleriano” fa riferimento a Samuel Butler, scrittore di epoca vittoriana che nel romanzo satirico Erewhon descrisse una società “libera dalle macchine”.
L’idea fu sviluppata partendo da un suo precedente scritto, Darwin among the Machines, in cui Butler si interrogò se le macchine potessero essere considerate una forma di vita meccanica, in costante evoluzione e se un giorno potessero arrivare a sostituire l’uomo o a ridurlo all’asservimento; la conclusione era ovviamente un invito alla distruzione delle Macchine.

Tornando all’affermazione della Reverenda Madre, possiamo supporre le Macchine Pensanti non fossero un pericolo, ma dei semplici strumenti che, per una ragione non nota, furono ritenute troppo pericolose e per questo vennero distrutte.
Ma cosa scatenò lo Jihad Butleriano?

«Un tempo gli uomini dedicavano il proprio pensiero alle macchine, nella speranza che esse li avrebbero liberati. Ma questo consentì ad altri uomini di servirsi delle macchine per renderli schiavi.»
«”Non costruirai una macchina a somiglianza della mente di un uomo”» citò Paul.
«Così dice la Bibbia Cattolica Orangista, e così fu ripetuto dal Jihad Butleriano» assentì la vecchia.

DUNE, CAPITOLO I

Questo passaggio rimanda alla Questione sulla tecnica di Heidegger, ovvero ad un ragionamento sul modo in cui la tecnologia ha modificato il modo di pensare delle persone.
Nella visione di Frank Herbert, il pensiero tecnico porta alla tecnocrazia: nel Vecchio Impero, chi controllava le Macchine controllava l’Universo. Un leitmotiv della saga di Dune è che la classe dirigente esercita il proprio potere controllando le risorse essenziali: si tratta del dispotismo idraulico di Karl August Wittfogel, espressamente citato ne “L’Imperatore-Dio di Dune”.

A questo punto è del tutto plausibile che lo Jihad Butleriano fosse un conflitto tra fazioni: umani contrari alle Macchine ed umani favorevoli alle Macchine e, se la fazione favorevole era rappresentante della tecnocrazia, allora lo Jihad Butleriano fu il crollo del Vecchio Impero.

Quello che raccontano altri

I Titani di Legends of Dune rispondono in effetti alle caratteristiche dei tecnocrati, ma la trama cozza contro uno scoglio enorme nel momento in cui propone Omnius come principale antagonista: Frank Herbert non ha mai riempito l’universo di Dune con alieni, forze cosmiche o cyborg perché intendeva parlare dell’umanità e dei suoi demoni.
Queste scelte, quindi, determinano un quantomeno probabile scostamento da qualunque cosa Herbert padre avesse pensato rispetto all’argomento e rende la versione di Legends of Dune una candidata improbabile per trovare risposte sullo Jihad Butleriano.

Vi è però un altro scritto che possiamo prendere in considerazione, ossia la Dune Encyclopedia, secondo la quale la rivolta fu inizialmente portata avanti dal Fronte per la Cessazione dello Sfruttamento di Koman, guidato da Jehanne Butler, contro il pianeta Richese.
Jehanne Butler scoprì che le macchine pensanti dell’ospedale di Koman erano responsabili di aborti terapeutici ingiustificati e lei stessa ne fu vittima, perdendo la sua bambina.
Giunto su Richese, il Fronte scoprì che le Macchine stavano operando un piano di selezione genetica in maniera autonoma, allo scopo di creare esseri umani in grado di meglio interfacciarsi con le IA: di fatto, stavano assolvendo al loro scopo primario, ossia servire la razza umana migliorandola dal loro punto di vista, ma questo comportamento non venne accettato dagli esseri umani, che diedero il via allo Jihad.

Questa versione è sicuramente la più coerente con le poche informazioni che Frank Herbert fornisce nei romanzi, ma si tratta comunque di un’ipotesi puramente speculativa, più che di una valida alternativa: la D.E., come già spiegato in un precedente articolo, non è mai stata pensata come una fonte attendibile ed è plausibile che la voce possa essere stata manomessa o sia il risultato di fonti posteriori allo Jihad.
Inoltre dobbiamo considerare che è la Herbert Properties LLC a detenere i diritti di autore, pertanto la versione da considerarsi canonica è quella di Legends of Dune.
Coerenza o meno.

La Dune Encyclopedia

smart

Penso di essere uno dei pochi italiani ad avere una copia cartacea della Dune Encyclopedia. La considero un tesoro: è un regalo di un vecchio amico ed è praticamente introvabile.
La D.E. è una raccolta autorizzata di saggi che esplorano aspetti lasciati in ombra nei romanzi di Frank Herbert. Gli argomenti sono i più disparati: analisi sui personaggi della saga, approfondimenti sulle Grandi Case, Scacchi Piramidali, tecniche di sopravvivenza nel deserto dei Fremen, musica e poesia imperiali, religioni dell’universo conosciuto…

Quando il fandom lo scrivono i professori

Come spiegato nel mio precedente articolo, la fantascienza americana inizialmente era considerata della letteratura leggera. Il genere maturò solo dopo la seconda metà del XX secolo, grazie ad autori come Isaac Asimov, Philip José Farmer, Philip Dick e, naturalmente, Frank Herbert.

Il professor Willis E. McNelly, PhD in letteratura inglese e professore dal 1975 presso l’Università di Fullerton, fu il primo accademico a proporre articoli di livello universitario dedicati alla fantascienza: questo suo impegno ed i suoi rapporti di amicizia con molti scrittori di fantascienza ne favorirono l’accettazione da parte della critica e del pubblico come genere letterario di spessore.

Nel 1984, (assieme a 42 co-autori) pubblicò la sua opera più nota: la Dune Encyclopedia.
Nell’universo della saga, la D.E. è un estratto dei documenti recuperati dal Sacco di Rakis, il gigantesco archivio nascosto dell’Imperatore-Dio, rinvenuto da alcuni archeologi dopo la Dispersione.

Sacco di Rakis (immagine tratta dalla Dune Encyclopedia)

Nella finzione letteraria, l’editrice si raccomanda di leggere le voci della D.E. in maniera critica, poiché alcune sono false: ad esempio, le Vasche di Axlotl vengono descritte come delle incubatrici artificiali molto avanzate ma ne Gli eretici di Dune si scoprono essere le femmine dei Tleilaxu.
Non è chiaro per qual motivo l’Imperatore-Dio abbia deciso di includere informazioni false insieme a materiale autorevole, la spiegazione più plausibile è che volesse divertirsi.
Una trollata epocale.

Quando il canon lo scrivono gli avvocati

Uscendo dalla finzione letteraria, la D. E. è in una situazione di canonicità ancor più controversa: Frank Hebert aveva ovviamente approvato la pubblicazione, ma si era riservato il diritto di avere l’ultima parola sugli aspetti non ancora esplorati della saga di Dune.

I must confess that I found it fascinating to re-enter here some of the sources on which the Chronicles are built. As the first “Dune fan,” I give this encyclopedia my delighted approval, although I hold my own counsel on some of the issues still to be explored as the Chronicles unfold.

FRANK HERBERT – port townsend wa, november 1983

Con la morte di Frank Herbert, nel 1986, la D.E. è caduta nel limbo. Sebbene il professor McNelly abbia cercato più volte di ripubblicarla, la Herbert Properties LLC, che detiene i diritti sul merchandise di Dune, ha sempre negato il proprio consenso.
La motivazione ufficiale è che la D.E. non può essere considerata canonica: molti dei suoi articoli sono infatti contraddetti dagli scritti di Frank e Brian Herbert.
Secondo la società, Frank Herbert non ha mai utilizzato la Dune Encyclopedia come fonte per i suoi libri e Kevin J. Anderson e Brian Herbert hanno sempre rimarcato il loro esclusivo impiego del materiale lasciato da Frank Herbert.

Floppy Disk che K.J.A. e Brian Herbert dichiarano di aver rinvenuto tra le proprietà di Frank Herbert, nel 1997.

La reperibilità della Dune Encyclopedia è dunque limitata al mercato dei collezionisti ed il professor McNelly ha sempre diffidato i fan di cedere alla tentazione di far circolare copie digitali non autorizzate, a causa delle possibili ripercussioni da parte della Herbert Properties LLC.

Civil War

This I cannot, ethically, legally, or morally or even practically permit anyone to use anything from the DE unless prior permission is granted by the FH estate. And that is as likely as finding open water on Arrakis. And I strongly – VERY strongly – suggest that you do not risk the wrath of FH’s attorneys in using any of this material in a way not permitted by the current copyright laws. Frankly, I know of no one in the a.f.d. group who has the money to defend him/her self against a lawsuit. I know whereof I speak.

DR. WILLIS E. MCNELLY – ALT.fan.dune usenet group

La gestione fin qui illustrata del canon di Dune da parte della Herbert Properties LLC è verosimilmente spiegabile come meccanismo di difesa: le nuove pubblicazioni ad opera di Herbert figlio e Anderson non hanno mai incontrato il pieno favore dei fan, giudicandole inferiori rispetto ai romanzi originali.
Per esempio, come citato nel mio precedente articolo, i nuovi romanzi non impiegano lo pseudobiblion; se questo non bastasse a gettare dei dubbi sulle pretese di autenticità della Herbert Properties LLC, si può anche notare come il nuovo canon sia incoerente con i romanzi originali.

Basti pensare alle contraddizioni rispetto alla Battaglia di Corrin. Secondo le ultime evoluzioni del canon, lo Jihad Butleriano si concluse con tale battaglia, al termine della quale le macchine pensante vennero sconfitte.

Nel Glossario dei romanzi originali, viene però espressamente detto che le macchine furono distrutte durante lo Jihad Butleriano (terminato nel 108 B.G.) mentre la Battaglia di Corrin (che segnò la salita al potere della famiglia Corrino) avvenne vent’anni dopo (88 B.G.) e si tratterebbe, dunque, di due eventi ben distinti.
L’interpretazione comune è che, dopo lo Jihad Butleriano, sia intercorso un periodo di caos da cui emerse la nuova stirpe regnante.

Copertina della trilogia Heroes of Dune, in cui lo Jihad Butleriano ricorda uno scenario di Terminator. Nella D.E. viene invece descritto come una guerra su tra fazioni umane favorevoli e contrarie all’uso delle IA.

A chi resta l’opera?

L’impossibilità di accedere alla Dune Encyclopedia (come ristampa o archivio) è vista dai fan di vecchia data come una censura. La Herbert Properties LLC ha avuto molti altri comportamenti controversi verso il fandom (che meriterebbero un articolo a parte), ma quello riservato alla D.E. è sicuramente il più emblematico.

La Dune Encyclopedia, pur con i suoi limiti, ha favorito la discussione dell’opera di Frank Herbert e il dialogo tra i fan.
Privati della possibilità di dare il proprio contributo all’opera, i fan diventano semplice consumatori. Se il dialogo si riduce a una monolitica enunciazione del canon, rifiutando qualsiasi contributo da parte dei destinatari, la community perde di interesse e muore.
A quel punto, che valore ha la difesa del copyright?

Libri nei libri nei libri…

Sapevate che Dune è un romanzo “storico”? O meglio, lo sarà in un remoto futuro alternativo: il libro è una cronaca scritta dalla Principessa Irulan, figlia dell’Imperatore Padishà Shaddam IV, che ci dettaglia la storia degli eventi noti come “I Fatti di Arrakis“.
Tutti i capitoli del romanzo iniziano con citazioni di libri ancora non scritti; si tratta di un espediente narrativo noto come pseudobiblion, che il lettore italiano può facilmente associare ai celebri “I Promessi Sposi” ed “Il nome della rosa“.
Questa scelta stilistica, per risultare efficace, deve però sempre rispettare una condizione necessaria: il lettore non è mai il destinatario del libro.

Questa storia non è raccontata per noi

In Dune, i monologhi interiori dei personaggi hanno un ruolo chiave nella narrazione, al punto che David Lynch decise di utilizzarli anche nel suo adattamento, con risultati abbastanza controversi.
Tali monologhi, di fatto, sono l’unico modo per comprendere le reali motivazioni dei protagonisti e di coloro che gravitano loro attorno, ma costituiscono anche una scelta stilistica che può risultare poco gradita o “pesante”.
Ricordo quanto un mio conoscente, leggendo il romanzo per la prima volta, fosse infastidito dalla loro presenza, che riduceva la descrizione “a semplice telegrafia“; è infatti da sottolineare quanto le descrizioni, nei romanzi di Herbert padre, tendano ad essere brevi e scarne.
A cosa è dovuta tale scelta? Come rimarcato nel titolo di questo paragrafo, Dune è una cronaca scritta da una Principessa imperiale per i propri contemporanei e per i posteri, dunque una descrizione dettagliata dei personaggi è inutile, dato che i destinatari hanno già un’idea generale delle persone, dei luoghi e degli eventi tramandati, grazie alla trasmissione generazionale delle conoscenze e a varie forme di espressione culturale, come l’arte.
Una scelta consapevole ed abile: venuta meno, dunque, la necessità di descrivere, l’autore può liberamente concentrarsi sul “perché” di determinate scelte, sui retroscena delle vicende, sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla loro percezione dei fatti.

Vero, verosimile, falso?

Accettando che Dune è un romanzo storico in un romanzo fantascientifico, la più naturale delle conseguenze è chiedersi quanto i fatti raccontati siano veritieri, rispetto all’universo in cui è ambientato. Leggiamo una cronaca puntuale degli eventi, il punto di vista di Irulan Corrino o qualcos’altro?
Ad un’attenta lettura degli eventi descritti nel romanzo, sappiamo che l’autrice non può essere considerata una fonte imparziale, a causa del suo diretto coinvolgimento negli eventi che racconta; anzi, per certi versi, il libro può essere visto come una apologia alla stirpe degli Atreides ed in particolare al protagonista, Paul Atreides.
Ma non tutto il materiale dell’universo espanso di Dune concorda con questa versione dei fatti ed infatti, nella Dune Encyclopedia [opera apocrifa autorizzata da F. Herbert, n.d.A], uno degli articoli scritto da uno storico di questo universo “parallelo” sostiene perfino l’inesistenza della figura di Paul Atreides, a causa di una serie di incoerenze storiche: si tratterebbe, dunque, di un personaggio creato a tavolino, in aperta contraddizione con le “cronache” di Irulan.

Cambio di rotta

Tutti i libri della saga di Frank Herbert (e la già citata Dune Encyclopedia, di cui parlerò in dettaglio in altri articoli) hanno in comune l’impiego dello pseudobiblion, con fonti e autori identificabili. Tale criterio tuttavia non è rispettato dalle pubblicazioni di Kevin J. Anderson e Brian Herbert (edite parzialmente in Italia dalla Mondadori) che si compongono di prequel, sequel e intermezzi.
Questi nuovi libri, che rappresentano il canon ufficiale, hanno sempre ricevuto un’accoglienza tiepida da parte dei fan della saga originale: da una parte, sono criticati per scelte stilistiche infelici, che si scontrano con la saga originale, proponendo situazioni e concetti alieni al concept originale; dall’altra parte questo nuovo canon ha avuto il merito di riaccendere l’interesse del pubblico e spingere dei produttori a realizzare un nuovo film.
Vi ricorda qualcosa?

Si comincia…

Il principio è un periodo di delicati equilibri.

Principessa irulan corrino

Ho deciso di iniziare questo blog principalmente per tenermi impegnato, durante questa quarantena, con la saga fantascientifica che mi ha accompagnato da quando ho iniziato ad appassionarmi alla lettura.

Dune è forse una delle opere letterarie maggiormente sottovalutate in Italia, restando all’ombra di altre saghe più popolari che le devono moltissimo.
L’opera di Frank Herbert appartiene a quella che viene comunemente conosciuta come la “New Wave” della fantascienza: in linea generale, si può descrivere come il periodo in cui il genere si confrontò con temi più maturi e attuali, invece che indugiare su omini verdi, improbabili tecnologie e damsel in distress in attesa di essere salvate.

Nello specifico caso di Dune, c’è molto sul piatto: politica, religione ed ecologia sono i temi principali del primo libro, ma l’intera saga può anche essere letta come un monito a diffidare tout court dei leader carismatici.

I am showing you the superhero syndrome and your own participation in it.

Frank herbert

L’attesa generata dal prossimo adattamento è molta, soprattutto se si considera lo scarso successo degli adattamenti precedenti: dopo il controverso, parziale flop del 1984 (firmato David Lynch) e due serie TV prodotte da Sci-Fi Channel che hanno ottenuto scarsa attenzione in Italia, sono giunti i nuovi romanzi ufficiali (scritti da Kevin J. Anderson e Brian Herbert, attuale detentore del copyright), che hanno ben poco convinto i fan.

Il franchise di Dune è ovviamente destinato al mercato anglofono (con proposte di videogiochi, giochi da tavolo e fumetti), ma anche in questo caso il successo è stato scarso; i prodotti sicuramente più apprezzati sono la serie di videogiochi RTS (che hanno gettato le basi del genere e da cui è derivato il celebre StarCraft) ed il gioco da tavolo della Avalon Hill, che sta per essere riproposto in una nuova versione per cavalcare l’uscita del film.

Il panorama italiano invece offre un fandom incostante, ma ricco di sorprese: ad esempio, la messa in scena di un musical del 2011 oppure la proposta di un gioco di ruolo dal vivo.

In questo blog non intendo indugiare particolarmente sulla trama o sulle interpretazioni di Dune (a tal proposito consiglio invece gli ottimi video di The Unbounds): lo scopo che mi propongo è quello di divulgare, diffondere e discutere assieme al pubblico -e con l’apporto dello stesso- informazioni tratte da varie fonti, spesso non reperibili nella nostra lingua.

Per oggi è tutto con le premesse e mi auguro che questo piccolo blog possa crescere e trasformarsi in una comunità attiva, unita dalla passione di lunga data o appena scoperta per questa straordinaria opera letteraria.

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